Ue, pressing di Draghi sul tetto al prezzo del gas. Sì alla candidatura di Kiev

Read More

BRUXELLES – Basta impegni vaghi, tempi indefiniti. Serve un Consiglio europeo straordinario, a luglio, sull’energia. Per poter finalmente discutere una proposta della Commissione di tetto al prezzo del gas. Servirebbe a placare la fiammata dell’inflazione, dare fiato all’economia europea e insieme ridurre gli incassi di Vladimir Putin. Ecco l’iniziativa di Mario Draghi per rompere il muro degli alleati. E incassa un’apertura di Olaf Scholz al summit straordinario. Il risultato non è scontato. Ma il presidente del Consiglio italiano, con il sostegno del fronte mediterraneo e la sponda di Emmanuel Macron, porta il tema di un tetto al prezzo del gas sul tavolo di un vertice convocato per parlare di altro. Una riunione che ufficializza l’avvio del percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione europea.

L’intesa Roma-Parigi sull’energia. E Macron rilancia il Recovery di guerra

dal nostro corrispondente
Claudio Tito

23 Giugno 2022

Alle nove del mattino, quando Draghi atterra in un’assolata capitale belga, c’è agli atti un primo passo avanti. Fino alla vigilia del Consiglio la bozza di conclusioni neanche citava il tema energia, che il premier considera urgente per frenare la crisi, contenere i prezzi. E invece tra gli sherpa inizia a circolare una bozza aggiornata, in cui i leader invitano la Commissione Ue a “contrastare l’uso come arma del gas da parte della Russia” e quindi, “richiamando le conclusioni del 31 maggio” in cui si parlava di un “price cap”, “proseguire nei suoi sforzi nell’assicurare le forniture energetiche a prezzi accessibili”.

Basta? Non ancora, perché da quel Consiglio europeo è passato quasi un mese e da allora non si sono fatti grandi passi avanti, l’idea diffusa è che possa slittare tutto all’autunno. Ma intanto Gazprom ha tagliato le forniture, un dato che sembra poter smontare, ragiona il premier con gli alleati, anche l’argomento dei Paesi che non vogliono imporre il tetto per evitare come ritorsione la chiusura dei rubinetti. Ecco perché Draghi solleva il tema nella prima sessione di lavori del Consiglio, chiede il vertice straordinario a luglio, dà mandato agli sherpa di ottenere nel testo delle conclusioni che saranno adottate oggi un riferimento più stringente, un’indicazione sui tempi. Ne parla prima con Macron poi a sera, in una pausa dei lavori, con il presidente francese e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Macron è a favore del Consiglio straordinario, la presidenza ceca che entrerà in carica a luglio e dovrà eventualmente convocare la riunione non è contraria, ma a patto che si parli anche di inflazione, un tema totalmente intrecciato con quello dei prezzi energetici. Lo spagnolo Pedro Sanchez fa sua la proposta di una «riforma del mercato elettrico» e di «un tetto ai prezzi del gas». Il greco Kyriakos Mitsotakis, che mercoledì a Roma ha cenato con Draghi, dice sono «urgenti iniziative coraggiose».

In Germania scatta lo stato di allarme sul gas: “Dobbiamo ridurre subito i consumi”

di
Valentina Conte

23 Giugno 2022

Dovranno vincere le resitenze dei baltici e di chi, come l’olandese Mark Rutte, assicura di non opporsi «per principio» ma perché «potrebbe non funzionare». Tra le opzioni sul tavolo c’è quella di imporre il tetto solo al gas russo. Si vedrà. Per il momento la Commissione firma un accordo con la Norvegia per intensificare la cooperazione per aumentare le forniture di metano e abbassare prezzi che il premier italiano aveva additato come troppo alti.

Un passo avanti nel vertice Ue intanto arriva. Un passo atteso, ma non per questo meno importante. Il Consiglio concede lo status di Paese candidato all’Ue all’Ucraina e alla Moldavia.  Al tavolone dei 27, subito dopo la fumata bianca, si accende uno schermo e in collegamento da Kiev Volodymyr Zelensky, che incassa un aumento del sostegno militare dell’Ue, esulta: «È un momento storico, mentre la guerra della Russia mette alla prova la nostra capacità di preservare la libertà e l’unità». Anche qui Draghi in prima fila: «Italia è al nostro fianco – riconosce Zelensky – Grazie mille, signor primo ministro! Grazie per la sua forza, per la sua perseveranza. Grazie per aver dimostrato che i principi delle persone perbene sono davvero il fondamento dell’Europa».

Ma il via libera arriva tra le polemiche di sei Paesi dei Balcani, arrivati in mattinata a Bruxelles per un vertice che ha preceduto il Consiglio europeo: Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Serbia, Bosnia, Montenegro. Per loro non si sono fatti progressi, l’allargamento non registra passi avanti, sono infuriati: salta la conferenza stampa finale. «Noi non cambiamo rotta», si sfoga l’albanese Edi Rama, «e siamo a favore dell’ingresso di Kiev ma spero che gli ucraini ora non si facciano troppe illusioni», ci vogliono anni per fare progressi. E spesso quei progressi, spiega, non arrivano.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.