Gaza, dopo 280 giorni escono dal valico di Rafah i primi 50 palestinesi feriti: sono bambini

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Bambini feriti, che hanno subito amputazioni importanti o piccoli malati oncologici che con la Striscia di Gaza blindata non hanno più potuto fare terapia. Sono soprattutto questi i primi pazienti che hanno attraversato oggi il valico di Rafah, chiuso dal maggio scorso, quando l’Idf ha preso il controllo della zona. È un primo test. Da domani, ogni giorno dovrebbero essere autorizzati a uscire 250 pazienti pediatrici e non, più 50 ex combattenti.

I primi piccoli malati, insieme a sessanta accompagnatori, sono partiti dagli ospedali di Al Shifa a Gaza city e Nasser a Khan Younis e sono stati accompagnati a Rafah da personale dell’Oms.

Il lato palestinese del valico è stato rappezzato in poco più di due settimane, di quello vecchio era rimasto poco e nulla. I bambini lo hanno attraversato su barelle e sedie a rotelle, all’uscita hanno trovato le ambulanze gialle del ministero della Salute egiziano pronte per il trasferimento.

Alcuni di loro avrebbero dovuto attraversare il valico già mesi fa, erano in lista per trattamenti che nella Striscia sono diventati impossibili dall’inizio dell’offensiva. Ma il valico è stato improvvisamente chiuso e la speranza per loro è stata solo battere il tempo.

Oggi sono almeno 2.500 i pazienti pediatrici che aspettano luce verde per uscire dalla Striscia. Il processo è lungo e laborioso. La richiesta deve essere formalizzata in ospedale, che invia tutto al ministero della Salute, dove le liste vengono compilate in base alle condizioni del paziente. Più è grave, più urgente è la necessità di un intervento qualificato, prima esce. Ma le uscite vengono vagliate anche dai servizi segreti israeliani dello Shin Bet.

Basta che il tutore – un genitore o un parente – riceva una “red flag”, un diniego di sicurezza, e tutto si blocca. Per il bambino c’è il bisogno di trovare un altro accompagnatore, ci vuole tempo, la lista scorre.

Secondo il direttore generale del ministero della Salute Mohammed Zaqout ci sono 6mila pazienti pronti per essere evacuati e altri 12mila che hanno bisogno di cure urgenti. “Le quote previste quotidianamente non soddisfano neanche lontanamente le reali necessità. Speriamo che in futuro i numeri siano maggiori”.

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