Superbonus, la prova dei lavori in video. Ma i tecnici protestano: “Non siamo youtuber”

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ROMA – “Oltre che fiscalisti e amministrativisti, i tecnici dovranno anche diventare youtuber”, ironizza in rete un consulente urbanistico. E’ di nuovo scontro con le categorie professionali per gli adempimenti del Superbonus, ma stavolta sotto accusa sono finite la società di consulenza Deloitte e le banche per un nuovo, contestato adempimento richiesto per la documentazione del 30% dei lavori, necessaria entro il 30 settembre per ottenere i fondi e per la cessione del credito alle banche. La “video-asseverazione” richiesta dal 16 settembre dalla piattaforma di Deloitte, protestano i professionisti, non è richiesta dalla legge né dall’Agenzia delle Entrate. E allora perché un ulteriore e complesso adempimento che già si aggiunge alla mole di lavoro sulle spalle dei professionisti?

Il video non è un obbligo, ma agevola i controlli dell’Agenzia delle Entrate, e quindi è utile a tutti, replica Deloitte in un comunicato. I video, “dalla breve durata di circa due minuti”, spiega la società di consulenza, “sono volti a rafforzare i controlli antifrode a tutela dell’erario, delle imprese, dei committenti, dei professionisti e dei soggetti cessionari, al fine della più sicura verifica e più rapida monetizzazione degli incentivi”. E quindi, considerato “che l’Agenzia delle Entrate sta procedendo ad un’alta percentuale dei controlli  (dal 60% all’80% delle comunicazioni inviate), appare evidente come un breve video  di spiegazione dell’intervento da parte del tecnico asseveratore non possa che agevolare le verifiche da parte della stessa Agenzia”.  E anche per le banche, si avrà un “beneficio sui tempi di monetizzazione”.

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Spiegazioni che potrebbero non essere ritenute sufficienti dai professionisti, che annunciano un esposto e si sono rivolti anche al governo. “Nei giorni scorsi la società Deloitte ha lanciato un’incredibile iniziativa che ha scatenato le giustificate proteste e l’indignazione dei professionisti impegnati nell’attività di asseverazione. – scrive in una nota la Rete delle Professioni Tecniche – La società ha previsto di inserire nella sua piattaforma “Deloitte banca e cessione del credito” un video per ogni asseverazione rilasciata. La pubblicazione del video è necessaria per farsi riconoscere la cessione del credito per Bonus edilizi e Superbonus. Il video, della durata massima di 5 minuti, deve inquadrare espressamente il volto del tecnico e l’immobile oggetto di intervento. Quest’ultimo non solo dovrà essere riconoscibile, ma è necessario inquadrare il cartellone di cantiere, il numero civico, il contesto urbanistico. Non basta. Nel video il tecnico dovrà citare espressamente gli importi e gli interventi asseverati, mostrando tutti i lavori eseguiti”.

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A essere oggetto di protesta non solo la richiesta di quello che l’Ordine degli Architetti chiama ironicamente “cortometraggio”, ma le ragioni che si ritiene abbiano portato Deloitte a questa decisione, e cioè la diffidenza nei confronti delle attestazioni dei professionisti: “Se poi lo scopo è quello di scoraggiare eventuali truffe, l’effetto è del tutto nullo. Né l’iniziativa può avere un impatto in merito alla responsabilità della banca, dato che il dolo o la colpa grave della stessa non possono seriamente sussistere in presenza di crediti correttamente asseverati”, si legge ancora del comunicato della Rete delle Professioni Tecniche.

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Ancora più dure le prese di posizioni degli ordini professionali locali. In una nota congiunta di alcuni ordini provinciali degli Architetti, inviata anche al governo, si definisce la richiesta del video, “a pochi giorni dalla scadenza del 30 settembre”, “intempestiva e vessatoria in quanto il rispetto della suindicata scadenza, oltre a rappresentare un adempimento non obbligatorio e non richiesto dalla normativa, determinerebbe gravi inconvenienti nel normale svolgimento della programmazione dell’attività lavorativa”.

I professionisti ricordano di lavorare già “in condizioni di forte stress”, e accusano la società di consulenza di “una profonda mancanza di rispetto nei confronti di una categoria professionale che sta impiegando da tempo tutte le proprie energie e competenze a servizio della collettività”.

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