L’ultimo addio a Elisabetta II: “È stata la Storia”. Il reportage da Westminster Abbey di una giornata indimenticabile

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LONDRA. Alle 11.54 di questa indimenticabile giornata, Westminster Abbey e il Regno Unito si fermano per i due minuti di silenzio più lunghi. Persino gli aerei su Heathrow scompaiono. Proprio in questi attimi, mentre re Carlo III, la sua famiglia e 200 leader di Stato e di governo chinano il capo, fuori accade ancora una volta qualcosa di straordinario. Come gli arcobaleni che sormontarono Buckingham Palace e il castello di Windsor poco dopo l’annuncio della morte di Elisabetta II lo scorso 8 settembre, stavolta, all’esterno dall’abbazia londinese dove attendiamo la fine della messa e l’uscita del feretro della sovrana, tra le nuvole spunta brevemente il sole: così accecante e feroce che incendia i vestiti neri a lutto che indossiamo tutti. Quasi a dire, toglieteveli. E guardate avanti.

Del resto, la regina Elisabetta, la più longeva della storia britannica e seconda nel mondo solo a Luigi XIV, ha incarnato un inno alla vita e al dovere, nella malattia ma anche nel pieno della spaventosa pandemia Covid, quando ci rassicurò: “We’ll meet again”, come quella struggente canzone di Vera Lynn durante la Seconda guerra mondiale. Ci rincontreremo, di nuovo. Aveva ragione la Queen, e non a caso l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, durante l’omelia della messa a Westminster Abbey, ricorda quello che oramai è forse l’epitaffio della regina più amata del mondo: “Al suo 21esimo compleanno, Elisabetta II, promise di servire il Paese e il Commonwealth. Raramente una promessa è stata meglio mantenuta”.

Alle 11 in punto inizia la celebrazione per la defunta sovrana, proprio nella gloriosa chiesa dove venne incoronata nel 1952 a 26 anni appena compiuti e dove si sposò nel 1947 con l’amato Filippo, con il quale ieri si è ricongiunta per sempre. Non a caso, il suonatore solitario di cornamuse, il maggiore Paul Burns che svegliava la Queen ogni mattina, emette “The Lord is my Shepherd”, come durante la cerimonia nuziale di Lilibet con il duca di Edimburgo.

Prima però la campana di Westminster Abbey rintocca, ogni 60 secondi, per 96 volte, come gli anni della meravigliosa esistenza di Elisabetta II. Carlo trattiene a stento le lacrime. Piange la nipotina Charlotte, catapultata a 7 anni al funerale da 4 miliardi di spettatori con il fratellino e secondo erede al trono George di due anni più grande. Ha un diamante sulla maglia, a forma di ferro di cavallo, che le aveva regalato proprio nonna “Gan gan”, come la chiamavano i due fratellini. Dopo diverse discussioni, William e Kate hanno deciso di portarli con sé per mostrare al mondo l’inossidabile continuità della monarchia britannica.

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Ci sono tutti i Windsor, a parte Louis (terzo figlio di William e Kate) e Archie e Lilibet di Harry e Meghan, troppo piccoli o lontani. I duchi del Sussex, nella breve tregua con il resto della Royal Family, partecipano all’umile dolore: Meghan arriva in chiesa in macchina da sola, separata dalla regina consorte Camilla e dall’odiata neoprincipessa del Galles Kate Middleton, prima di versare una lunga lacrima. Harry, privato nuovamente della uniforme militare a causa della sua fuga in California, marcia di fianco al fratello ed erede al trono William, come in quella tragica processione di 25 anni dietro il feretro di mamma Diana, anche se oggi i due quasi non si parlano più. In abiti civili anche Andrea, di fianco agli altri fratelli Anna ed Edoardo. Si è sempre detto che fosse lui il figlio preferito di Elisabetta II, nonostante tutto. Il principe, gonfio di angoscia, sembra sull’orlo di scoppiare a piangere. 

Ma Andrea si trattiene. I due milioni di persone accorse dall’alba tra Westminster e Hyde Park, dove poi il feretro viene caricato su un carro funebre verso il castello di Windsor, cedono alle lacrime molto più facilmente. Del resto, il cerimoniale finale di questo lungo addio a Elisabetta II è potentissimo, soverchiante. Molte delle musiche drammatiche che rimbombano nelle volte di Westminster Abbey sono del maestro di piano di Elisabetta bambina, Sir William Harris. Dolore e silenzio anche dai capi di Stato e governo invitati, tra cui il presidente americano Joe Biden e quello italiano Sergio Mattarella, arrivato con la figlia Laura sul bus navetta come quasi tutti. Fino al “God Save the King”, che chiosa la messa e suggella l’eredità pesantissima di Carlo. L’unico, commosso, a non cantare il nuovo inno.

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Sulla bara, avvolta dalla Royal Standard, c’è una corona di fiori raccolti a Buckingham Palace, Clarence House e Highgrove. C’è anche un biglietto scritto a mano da Carlo III, su cui si aggira un ragno che diventa virale online. “‘In loving and devoted memory. Charles R’”. “Alla tua memoria con amore e devozione. Carlo R”, come re in latino. Il nuovo monarca ambientalista ha imposto che la corona fiori non venisse composta usando la schiuma, bensì un “nido” di muschio e quercia. C’è il mirto, simbolo di un’unione serena e duratura come quella di Elisabetta con Filippo, tagliato da una pianta nata da un rametto del bouquet da sposa della sovrana. Ma il re, in una corona “riciclabile”, ha scelto anche il rosmarino, per rappresentare il ricordo, e la quercia inglese, come forza dell’amore, e poi gerani, rose da giardino, ortensie, sedum, dalie. 

Finisce la cerimonia. Addio, Westminster. Si riparte, con il feretro sul carro della regina Vittoria trainato da 142 membri della Royal Navy, tradizione nata nel 1901, quando i cavalli addetti si imbizzarrirono spaventati dalla folla, e toccò ai soldati farsi carico del traino reale. A guidare il corteo, una banda composta da 200 musicisti di reggimenti scozzesi e irlandesi. Un’altra lunga processione con Carlo III e i familiari al seguito. Si passa per Buckingham Palace. Addio per un’ultima volta anche al palazzo reale, 95 anni dopo che la neonata Lilibet venne esposta dai genitori ai sudditi in festa.

La celebrazione del potere attorno al corpo della sovrana

di Marino Niola

20 Settembre 2022

Poi quaranta chilometri verso il castello Windsor, la più antica residenza reale britannica, dove Elisabetta verrà tumulata con Filippo, il padre Giorgio VI, la regina Madre e la sfortunata sorella Margaret. Il feretro avanza tra un’infinta marea umana, di ogni età, di ogni colore, di ogni estrazione. Impossibile rimanere indifferenti.

La commozione diventa inevitabile all’arrivo a Windsor. Il carro funebre è ricoperto di rose lanciate dai cittadini assiepati ai bordi delle strade percorse nella campagne del Berkshire. I servitori di Elisabetta, come già a Buckingham Palace, escono dal castello e si inchinano con un ultimo “curtsy”. C’è il pony Emma, i cani corgie Muick e Sandy, tutti animali adorati dalla sovrana, che fissano il carro funebre di quella dolce, vecchia padrona, che non li accarezzerà mai più. . 

Funerali di Elisabetta, i due cani corgi attendono la loro padrona a Windsor per l’ultimo saluto

La giornalista della Bbc Kirsty Young, vestita di nero, inizia a sospirare alla nazione, quasi balbetta: “Anche nel suo ultimo atto, Elisabetta II ci ha unito, tutti. La nostra Queen ha fatto la Storia, è stata la Storia. Oggi se ne va per sempre, ma non la dimenticheremo mai”. È l’atto finale. La corona viola da 2mila diamanti viene rimossa dalla bara e poggiata sull’altare. Il Lord Ciambellano spezza l’asta bianca, e dunque la Storia, con un gesto drammatico. È il simbolo, inappellabile, della fine di questo regno lungo 70 straordinari anni. 

La bara Elisabetta II inizia a discendere nella botola, verso il Royal Vault dove scomparirà per sempre, prima di una privatissima ultima cerimonia con Carlo III e i familiari più stretti, che non vedremo mai. È l’ultima stupefacente immagine della “Queen”, dopo oltre 13 ore di commemorazione che ne archiviano l’epoca e la leggenda. Il solitario Paul Burns riprende la sua cornamusa. E, come a Westminster Abbey, sprigiona la tristissima sonata “Sleep, Dearie, Sleep”. Dormi, cara, dormi.

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