Meloni abiura il fascismo: “Condanno senza ambiguità dittatura e leggi razziali”

Read More

“La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le infami leggi contro gli ebrei”. Lo dice in inglese, francese e spagnolo, Giorgia Meloni. Invia un video alla stampa straniera, per provare a cancellare le ombre che pesano sulla sua candidatura alla presidenza del Consiglio.

Le nega una ad una, come mai in italiano. Vuol rassicurare i leader stranieri, scongiurare tempeste sui mercati. Nessun “pericolo per la democrazia”, nessuna “svolta autoritaria”. Dice di non voler mettere a rischio “la stabilità italiana, europea, internazionale”. E quindi: non chiederà l’uscita dall’Euro, non butterà al macero i fondi del Pnrr, non proverà a smantellare l’Unione. E terrà una “collocazione cristallina nel campo occidentale”, a partire dalla condanna dell’invasione russa in Ucraina.

Prova a dissipare all’estero con parole precise quelle stesse ambiguità che in Italia allontana con scrollate di spalle. Senza un’abiura chiara del fascismo, la metteva in guardia Carlo Calenda, certi leader stranieri potrebbero rifiutarsi persino di stringerle la mano. Meloni non arriva a dire “male assoluto”, come fece Gianfranco Fini, accompagna l’abiura con un attacco alla sinistra erede del comunismo (“prendeva soldi dall’Urss”). Ma fa la sua mossa. Operazione credibilità: obiettivo Palazzo Chigi.

Non vuol ritrovarsi a dover cedere la poltrona di premier, se i voti reali confermeranno le aspettative dei sondaggi. E perciò fa già sapere che “se servirà” è pronta a indicare ministri tecnici accanto a quelli politici. Sarebbe pronta a confrontarsi su una figura terza per il ministero dell’Economia (come Fabio Panetta), ma anche per la Giustizia (Carlo Nordio, il nome ricorre). Qualcuno aggiunge la Difesa e – a voce bassa, perché il tasto per Matteo Salvini è dolente – anche il Viminale. Si vedrà.

Agli alleati intanto Meloni ha imposto una regola di sobrietà. Niente promesse mirabolanti, niente acrobazie sulla flat tax, le pensioni e – questo ridimensionamento è autoimposto – i blocchi navali. La tendenza ‘destra’ di Fratelli d’Italia dovrebbe vedersi nel programma di partito, che dettaglierà i 15 punti di un programma di coalizione abbastanza generico da nascondere le divisioni. Dovrebbe emergere ai capitoli immigrazione, diritti, nelle proposte ‘pro life’ miranti a scoraggiare il ricorso all’aborto senza spingersi a negarlo. Bisogna mostrarsi non ‘tendenza Orban’, ma “convervatori europei” vicini “a Tories inglesi, repubblicani Usa e il Likud israeliano”.

Sobrietà anche in economia, dunque. Sul Pnrr Fdi si è astenuta cinque volte e ora chiede di cambiarlo: “revisione”, c’è scritto nel programma di coalizione. Ma Meloni assicura che i fondi “non sono a rischio”. Sulla flat tax gli sherpa di FdI, Raffaele Fitto e Giovanbattista Fazzolari, hanno ottenuto di non citare l’aliquota al 15% salviniana né quella al 23% berlusconiana: estensione alle partite Iva fino a 100mila euro e l’applicazione per i dipendenti di una tassa piatta solo per gli incrementi di reddito. E poi – scriverà FdI nel suo programma – una proposta di “tregua” (non pace) fiscale e “niente condoni”.

A dare l’idea del livello di guardia, c’è il capitolo Ponte sullo stretto. Al tavolo di coalizione è comparso un dubbio meloniano, che suona più o meno così: è credibile metterlo per iscritto nel programma, quando vent’anni fa Silvio Berlusconi annunciò l’avvio dell’opera senza mai realizzarla? FdI al Ponte non è contraria, ma non vuol esporre il fianco, promettere senza poter mantenere. E così ai leader dagli sherpa è stata consegnata una bozza di accordo con il punto scritto in rosso: da valutare. Così come in rosso è la citazione del nucleare “pulito e sicuro”, assai difficile per tempi e costi di realizzazione.

Alla fine i punti ci saranno entrambi, assicurano dalla Lega: Salvini è partito lancia in resta, i due temi per lui sono “centrali”. Tanto poi, al dunque, sibila un dirigente meloniano, a indicare premier e rotta programmatica sarà “chi prenderà più voti”. È la scommessa di Meloni.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.