Paltrinieri e i segni a pois sulla pelle: ecco cos’è il cupping

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Mentre con le mani mimava un gesto, come a dire, “avete capito?”, dopo aver dominato i 1500 stile libero, sul corpo di Gregorio Paltrinieri erano visibili una serie di macchie scure. Dei cerchi, come dei grandi pois, disegnati sui suoi muscoli d’acciaio. Segni visti anche negli azzurri che hanno trionfato nella staffetta mista. In molti si sono chiesti, davanti a quelle immagini cosa fossero. La risposta ha radici profonde, da ricercare addirittura nelle Olimpiadi di Rio del 2016. Quei cerchi sono l’effetto di una pratica chiamata Cupping. O, in italiano, coppettazione.

Si tratta di una pratica mutuata dalla medicina cinese e che ha effetti antidolorifici: tecnicamente, si tratta di una terapia antalgica che abbassa la percezione del dolore e scioglie rapidamente le tensioni muscolari esercitando una pressione sulla cute attraverso delle “coppette” di vetro (o di plastica usa e getta, più igieniche in tempi di Covid). Ogni coppetta – in inglese cup – svolge una sorta di effetto ventosa attraverso la rimozione dell’ossigeno al suo interno (può avvenire attraverso una fiammella o con l’uso di una pompa o pistola aspirante), ed è responsabile dei lividi che restano sul corpo dell’atleta. 

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Questo effetto ventosa fa sì che la pelle e lo strato sottocutaneo subiscano un “risucchio”, che scolla gli strati superficiali da quelli sottostanti e produce un maggior afflusso di sangue sulla parte. E, insieme al calore generato, aiuta il rilassamento del muscolo producendo una riduzione del dolore. Questa pratica, non riconosciuta dalla medicina tradizionale, fa parte di quelle terapie che l’Oms definisce complementari, come l’agopuntura, e non a caso viene abbinata proprio a questa. Ogni trattamento dura in media circa 20 minuti. E a renderlo famoso fu, nel 2016 ai Giochi Olimpici di Rio, Michael Phelps. Prima era stata addirittura Nicola Kidman a farla propria, quasi come pratica di bellezza. Ma non certo per regalarsi una serata con la pelle a pois. 

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