Commissione esteri Senato, debacle 5 Stelle: Stefania Craxi eletta presidente

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Stefania Craxi è stata eletta presidente della Commissione esteri del Senato alla seconda votazione. Dopo il caso Petrocelli i 5 Stelle perdono così la presidenza dell’organismo parlamentare.

Il M5S aveva candidato al suo posto Ettore Licheri, che non era membro della commissione ma era stato rinominato ad hoc dopo le dimissioni di massa per far rimuovere il filo-russo Petrocelli. L’accordo di massima, almeno con il Pd, era che si virasse su un altro 5 Stelle, ma nel segreto dell’urna le cose sono andate diversamente. L’esito tra l’altro era prevedibile, perché si sapeva che le altre forze politiche sarebbero state più ben disposte a votare Simona Nocerino, considerata più vicina a Luigi Di Maio; invece i vertici del Movimento sono andati dritti su Licheri. Schiantandosi. Prima votazione: 11 voti per Craxi, 9 per Licheri, 2 bianche. Seconda votazione, serviva anche qui la maggioranza qualificiata: 12 voti Craxi, 9 Licheri e una bianca.

Per Licheri è il secondo flop dopo la mancata rielezione a capogruppo al Senato del Movimento, a fine 2021. Ma è un altro fallimento soprattutto per Paola Taverna, la vicepresidente vicaria del partito che da settimane lavorava in questa direzione. In generale da quando è presidente del partito i momenti parlamentari legati a delle elezioni non sono andate mai bene per Conte: voleva Licheri a Palazzo Madama, fu eletta Mariolina Castellone; voleva sostituire Davide Crippa alla guida del gruppo 5 Stelle della Camera, è rimasto Crippa; voleva una donna al posto di Sergio Mattarella, è rimasto Mattarella; voleva Licheri per sostituire Petrocelli, è arrivata Craxi.

La notizia sta già mandando in fibrillazione i gruppi parlamentari del M5S. Con un aggettivo che più di tutti passa di bocca in bocca: ‘dilettantismo’. Lo dice persino Pierferdinando Casini, che è membro della commissione: “È arrivata la resa dei conti senza alcuna regia. Al netto dell’elezione di Stefania Craxi, a cui auguro veramente ogni bene perché è un’amica da tanti anni, una divisione del genere sulla presidenza della commissione Esteri è un segnale preoccupante. Era ovvio che sarebbe finita così, ci vuole una regia politica, senza si fa fatica ad andare avanti”.

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