Empoli-Roma 2-4: ai giallorossi basta un super primo tempo con Abraham, Sergio Oliveira e Zaniolo

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Per una volta, la Roma è stata più forte delle proprie paure. Nei 90 minuti di Empol, in questo successo per 4-2, c’è tutto ciò che la Roma è oggi: una squadra capace di un dominio netto, totale, assoluto. Ma anche di riaprire una partita chiusa collezionando errori inspiegabili con la logica, ma figli dell’ansia, del terrore di sbagliare. Le era già successo a Bergamo, “salvata” da un piede in fuorigioco, e poi in casa con la Juve, quando aveva trasformato un trionfo in una débacle. Stavolta, lo sfacciato autolesionismo non le ha impedito di trasformare in 3 punti i 4 gol segnati in un inizio fiammante.

Quattro gol tre il 24’ e il 37’ del primo tempo: il miglior quarto d’ora della Roma di Mourinho. A cambiar volto alla squadra è stato con evidenza l’inserimento di Sergio Oliveira. Il giocatore che Mou ha scelto per cambiare la mentalità della squadra ha segnato ancora: 2 gol nelle prime due partite di campionato con la Roma, come Chivu 19 anni fa e più recentemente El Shaarawy. Ma il suo gol, il terzo del pomeriggio romanista, è arrivato quando Abraham aveva già colpito due volte. Il centravanti inglese gira finalmente a un passo da star: 7 gol nelle ultime 7 partite giocate, il secondo a Empoli conteso, quasi litigandoci, a Gianluca Mancini, urlando più volte alla panchina “è mio? Guardate che il gol è mio”. Un’ingordigia placata solo quando la goal line glielo ha riconosciuto. È gennaio e Tammy Abraham ha già segnato 17 gol tra tutte le competizioni: tanti quanti ne realizzò in tutta la stagione il miglior realizzatore romanista della scorsa stagione, Borja Mayoral. 

A chiudere un primo tempo devastante, per la Roma, il secondo gol di Zaniolo in questo campionato, ispirato dall’assist di un Mkhitaryan incontenibile: probabilmente i migliori in campo del Castellani sono loro, e non a caso erano, con Pellegrini, i pezzi su cui in estate lo Special aveva scelto di puntare, tra i petali appassiti dall’ultima deludente stagione. Paradossale che tutto ciò non sia stato sufficiente per garantirsi un pomeriggio tranquillo. Nella ripresa, un approccio molle, inspiegabile ha esposto la Roma al tentativo di rimonta dell’Empoli, aperta da Pinamonti, e ravvivata da Bajrami. E il terzo gol l’Empoli lo ha anche cercato, soprattutto col solito Pinamonti. 

A tenere in piedi i giallorossi, un allenatore che ha passato gli ultimi 15 minuti in piedi, a urlare, a scomporsi, come per svegliare i calciatori intorpiditi. Sì, oggi la Roma è soprattutto un nome e un cognome: José Mourinho. Più che una dirigenza, più che una società, c’è un uomo che ha le idee chiarissime su come costruire una squadra migliore. E lo ha indicato chiaramente. Giocatori pronti, esperti, di personalità. La Roma che avevano in mente Dan e Ryan Friedkin è morta in Norvegia, nel gelo di Bodo, con la bocciatura dei giovani. Quella che ha in testa Mourinho non esiste ancora. Ma se dovessimo immaginare una data di concepimento, perché non partire dalla partita di Empoli?

Tabellino

Empoli 2

10’ st Pinamonti, 27’ st Bajrami

Roma 4

24’ pt e 33’ pt Abraham, 35’pt Oliveira, 37’pt Zaniolo

Empoli (4-3-2-1)

Vicario 5.5 – Fiamozzi 5, Ismajli 4.5, Tonelli 4.5, Marchizza 5 (42’ pt Viti 6.5) – Zurkowski 5, Ricci 5, Bandinelli 5.5 (36’ st Benassi sv) –  Bajrami 6.5, Henderson 6 (36’ st Cutrone sv) – Pinamonti 6. All. Andreazzoli 5.5.

Roma (3-4-1-2)

Rui Patricio 6 – Mancini 5.5, Smalling 6.5, Ibañez 6 – Karsdorp 6.5, Cristante 6.5, S. Oliveira 7, Maitland-Niles 6 (14’ st Viña 5.5) – Mkhitaryan 8 (30’ st Veretout 6) – Zaniolo 7.5 (34’ st Felix sv), Abraham 7.5. All. Mourinho 7.5.

Arbitro: Fabbri 6.5.

Note: ammoniti Mancini, Tonelli, Benassi, Cristante. Spettatori 5 mila.

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