L’Italia ai play-off mondiali: una lunga sequenza di errori e il peccato originale in avanti

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Non pensiamo che i play-off di marzo rispecchino il valore reale della Nazionale di Mancini, e che di conseguenza il titolo europeo di luglio — quattro mesi fa! — sia stato frutto di una felicissima congiunzione astrale. È evidente che in un grande torneo le squadre in grado di vincere siano quattro o cinque, e che all’interno di questo lotto all’Italia le cose siano girate bene (con Austria e Spagna, soprattutto): ma questo è un momento nel quale occorre restare freddi, analizzare gli errori commessi da Wembley a oggi e frenare l’ondata di malevolo disincanto che arriverà, uguale e contraria a quella che ci ha fatto celebrare qualsiasi scempiaggine con una medaglia di mezzo come figlia inevitabile del trionfale 2021 azzurro.

Italia, Mancini: “Al Mondiale andremo. E magari lo vinceremo anche”

15 Novembre 2021

Ieri sera l’Italia aveva pochissime possibilità di qualificazione. A Belfast si poteva e doveva vincere, ma l’Irlanda del Nord è una squadra mediocre eppure viva, composta da molti giocatori di Premier magari non di primo piano, ma che formano una cintura solida, non certo da goleada. Nessuno viceversa si illudeva su una stoica resistenza della Bulgaria a Lucerna, con motivazioni così differenti. E infatti la prima ingenuità da sottolineare riguarda la nostra federazione, che non è stata capace di negoziare un calendario in cui l’ultima giornata fosse almeno ugualmente impegnativa (altre nazionali, nel tempo, si sono garantite turni finali perfetti per mettere a posto la differenza reti). E quindi l’Italia ha perso il primo posto sull’errore di Jorginho dal dischetto. Ieri sì che ci sarebbe voluto un colpo di fortuna, sotto forma di un gol nei primi minuti che “aprisse” il match e caricasse un po’ di pressione sui nostri rivali in campo a Lucerna. Non è venuto.

Le pagelle di Irlanda del Nord-Italia: Dallas onnipresente, Jorginho si nasconde

dal nostro inviato

Matteo Pinci

15 Novembre 2021

All’Olimpico l’Italia non meritava di battere la Svizzera. In settembre a Basilea invece sì, perché oltre al primo errore di Jorginho dal dischetto aveva sbagliato molti gol nel contesto di una partita dominata. Gira e rigira, si torna al peccato originale di questa squadra, mascherato all’Europeo da un gioco capace di produrre occasioni da gol a getto continuo, e dunque di mandare in gol i Pessina, i Locatelli e i Barella: la fatica che facciamo nell’area avversaria. Come si diceva l’altra sera, il discusso (in azzurro) Immobile emerge come un gigante da ogni partita che è costretto a saltare, e dunque il primo provvedimento da prendere in vista dei play-off è quello di restituirgli la fiducia più piena. Alla sue spalle Mancini ha fatto poco per cercare un’alternativa, insistendo perfino ieri su Belotti e non dando sufficiente spazio a Scamacca — ieri l’avremmo inserito a inizio ripresa — l’unica ipotesi (perché è un’ipotesi, sia chiaro) di centravanti “fisico” ma anche tecnico a sua disposizione. Almeno finché il promettente Lucca non avrà provato le sue qualità in contesti superiori alla Serie B.

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Gli altri errori sono piccole tessere di un mosaico sfregiato. Si è parlato troppo del Pallone d’oro a Jorginho, caricandolo di una pressione che evidentemente non è riuscito a sostenere. Abbiamo sottovalutato la mancanza del portentoso Spinazzola dell’Europeo. Abbiamo pensato — qui occorre anche un’autocritica, alla quale non sfuggiamo — che Chiesa fosse ormai pronto a recitare da superstar, e non è così. Abbiamo pagato il logorio ormai cronico di giocatori fondamentali come Verratti, per non dire del Chiellini versione extralarge in un torneo breve, ma che nei mesi di avvicinamento è una roulette russa. Piccoli errori che hanno eroso un margine più sottile rispetto a quanto ci illudevamo fosse. Ma agli errori si può rimediare. Anche ai play-off.

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