Green Pass esteso, l’ultima arma. Sull’obbligo si decide tra un mese

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ROMA – Trenta giorni per decidere sull’obbligo vaccinale. Il governo prepara la battaglia di settembre con un piano in due mosse, necessario per avvicinare quanto più possibile quota 90% di copertura degli over 12. Il primo: rafforzare già nelle prossime settimane il Green Pass, estendendolo al pubblico impiego, ai mezzi di trasporto pubblico locale e soprattutto ai luoghi di lavoro privati. Il secondo: valutare a inizio ottobre se davvero diventi necessario imporre per legge l’immunizzazione per l’intera popolazione. Al momento, l’opzione è considerata un’arma di riserva. Perché prima, appunto, si imporrà una nuova accelerazione sul terreno del passaporto vaccinale. Per recuperare almeno metà dei 14,5 milioni che ancora mancano all’appello. Sarebbe già un miracolo riuscire a convincerne la metà. Altri 7-8 milioni sono considerati sostanzialmente no vax o comunque non “arruolabili” nella campagna, ma immunizzabili solo in caso di obbligo secco.

Roberto Speranza, al pari di Pd e Forza Italia, sono favorevoli. Il Movimento non si opporrebbe. Resta l’ostacolo di Matteo Salvini. Come al solito, Mario Draghi deciderà pragmaticamente. E lo farà sfruttando prima l’altra arma a disposizione: l’estensione del Green Pass. Si tratta di una soluzione mediana su cui la Lega difficilmente riuscirà a mettersi di traverso. I settori su cui lavora il governo informalmente già in queste ore — e continuerà a farlo nelle prossime settimane — sono tre. Il primo è quello dei dipendenti pubblici. Sono oltre tre milioni di persone. L’obiettivo del governo — con Renato Brunetta in testa — è riportarli in gran parte a lavorare in presenza, chiudendo l’era dello smart working, anche in modo da migliorare le prestazioni fornite al cittadino. Per farlo, si pensa di introdurre per loro il passaporto vaccinale, facendolo probabilmente entrare in vigore da ottobre. L’alternativa al vaccino sarebbe scomoda e costosa: un tampone ogni 48 ore.

Non è tutto. L’altro dossier sensibile riguarda i luoghi di lavoro. Sul modello di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, si lavora per introdurre il Green Pass anche nelle realtà private che prevedono “convivenza” al chiuso per i dipendenti. Difficilmente i sindacati si metteranno di traverso, anche perché la maggior parte degli associati si è già immunizzata. Infine il capitolo del trasporto pubblico locale. Il governo l’ha escluso dal Green Pass nel provvedimento di agosto, lasciando il tempo ai pendolari di adeguarsi. Ma questa esenzione è destinata a durare ancora pochissimo, anche se il ministro Enrico Giovannini sostiene da tempo che i protocolli e la durata limitata di viaggi su bus e metro rendono complesso il contagio a bordo.

Green Pass, dunque. Già l’annuncio di nuove misure, che diventeranno legge nel giro di alcune settimane, darà una spinta alla vaccinazione. Poi, a ottobre, sarà il momento di tirare le somme. E valutare la strada dell’obbligo. Parlarne prima, d’altra parte, non avrebbe senso: l’Italia non ha al momento a disposizione un numero sufficiente di dosi per coprire immediatamente i 14,5 milioni che mancano all’appello.
I numeri, d’altra parte, sono la bussola con cui l’esecutivo affronterà ogni valutazione. Cosa dicono? Ad oggi è stata toccata quota 73,2% (39,5 milioni di vaccinati sui 54 potenziali totali). Per tagliare il traguardo dell’80% di over 12 immunizzati con almeno una dose (pari 43,2 milioni di persone) serviranno circa tre settimane. L’80%, insomma, sarà raggiunto prima del 30 settembre, probabilmente intorno al 15. E questo perché a settembre l’attuale ritmo di 250-300 mila vaccini al giorno tornerà a quota 500 mila.

A fine settembre si stima che l’Italia potrà vantare 44-45 milioni di vaccinati, pari a circa l’83% del totale. A quel punto il ritmo della campagna calerà drasticamente. Ad oggi, infatti, si giudicano recuperabili al massimo sette dei 14,5 milioni di potenziali vaccinandi. Significa che nel corso di ottobre si proverà a raggiungere quota 86-87% del totale, 48 milioni di persone. Sufficienti per contrastare le prossime ondate?
È questo il dilemma che interroga il governo. Se si dovesse restare sotto la soglia dell’83% — dunque sotto le stime attuali — si valuterà seriamente l’obbligo vaccinale generalizzato. Anche perché una spinta forte — che sia attraverso il “Super Green Pass” o l’obbligo — servirà a convincere gli italiani a ricevere la terza dose. Che è, in prospettiva, la vera sfida dei prossimi mesi.

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